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domenica 27 dicembre 2015

The Kolors nel 2015: singoli Everytime, Why don't you love me?, Ok (video)

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Nel 2015 i The Kolors partecipano alla quattordicesima edizione di Amici di Maria De Filippi, nella Squadra Blu capitanata da Elisa. Nella finale del 5 giugno 2015 la formazione si aggiudica la vittoria del talent show con il 61% dei voti e il Premio della Critica assegnato dai giornalisti. Durante la partecipazione al programma, il 3 maggio 2015, Stash e company pubblicano il singolo Everytime, che dopo poche ore raggiunge la prima posizione della classifica iTunes, mentre il 19 maggio dello stesso anno esce il secondo album Out, che esordisce al primo posto della classifica italiana degli album ed è certificato triplo disco di platino in Italia per aver venduto oltre 150.000 copie. Il singolo Everytime è invece certificato disco di platino nella settimana ventinove. Nel giugno 2015 il gruppo prende parte alla terza edizione del Coca-Cola Summer Festival con il brano Realize in duetto con Elisa e con il brano Everytime, vincitore della prima e della quarta puntata. Il 19 luglio 2015 il trio riceve la cittadinanza onoraria di Cardito (loro paese d'origine). Il 14 settembre 2015 è pubblicato il terzo singolo estratto da Out, Why don't you love me?, per il quale è realizzato un videoclip, girato a Berlino e uscito il 18 settembre. Il 29 novembre il gruppo invece presenta attraverso il programma televisivo Che tempo che fa di Rai3 il singolo inedito Ok, previsto per il 4 dicembre e volto ad anticipare la riedizione di Out (fonte: Wikipedia).



mercoledì 9 dicembre 2015

Gazzé: “Fare musica è un gioco e mi diverto ancora molto”

Max Gazzè

Una volta i dischi si ascoltavano in salone, sedendosi su una poltrona in pelle e azionando il grammofono, si rimaneva in contemplazione quasi mistica ad ascoltare e a vagare con la mente, perché la musica vera ti porta sempre da un’altra parte, sale veloce nell’iperuranio della fantasia e dell’immaginazione e distrugge tutte le vie di mezzo, tutti i percorsi scoscesi e storti. Oggi sono pochi i “dischi” (che neanche si chiamano più così), che riescono a strapparti a brandelli il cuore e a portarti via del contemporaneo smodato e fatiscente, sono pochi gli artisti che squarciano il velo dell’indifferenza sonora delle nostre giornate, sono pochi ma ci sono ed uno di questi è Max Gazzé e il suo Maximilian, album uscito il 30 ottobre, in vetta alle classifiche di vendita e di ascolto, meritatamente. Che Gazzé sia un fuoriclasse non stupisce, ma riesce a sorprendere la varietà musicale, dialettica e sonora, che nonostante due decenni di carriera riesce ad avere.

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Maximilian è una macchina musicale perfetta, fa riflettere, fa saltare in aria, fa urlare e ti fa venire voglia di ascoltare solamente, arrendendosi alla bellezza e alla pienezza a tratti malinconica e a tratti surreale dei suoi brani. C’è tutto in Maximilian, tutto quello che è in un uomo antico e nobile, tutto quello che spesso neghiamo anche a noi stessi come le assenze, i sorrisi e l’amore perduto. E’ un inno alla vita questa dolce epopea musicale, un prodotto musicale riuscito e di lunga durata, che a livello letterario è sospeso tra la leggerezza calviniana e la ruvidezza di Carver. Tra il suo ginepraio di capelli Gazzé nasconde ancora molte cose, nonostante ne dica molte, sembra una miniera inesauribile. Anche quando risponde alle domande, è autentico e sinuoso, non si risparmia e pulisce le parole dagli orpelli, come fa l’artigiano con la pelle o il falegname con il legno. Com’è portare in giro Maximilian? Portare lontano un disco nuovo e portarlo tra la gente è sempre un piacere. Far conoscere una creatura alle persone è qualcosa di meraviglioso e intenso. Emotivamente è bellissimo suonare, presentare il disco attraverso le sonorità è sublimare e condividere un lungo lavoro. C’è soddisfazione. E’ un disco ricco di collaborazioni, un disco diverso… Sì, sono tantissime le nuove collaborazioni come quelle con Simone Cremonini, Giorgio Baldi, Tommaso di Giulio, oltre le storiche con mio fratello, Francesco, e come De Benedittis. Questo lavoro per me è come un quadro ricco di forme e colori differenti, dove ogni pennellata è quasi unica e costituisce un’opera a se stante. C’è un brano, “Verso un altro immenso cielo” in cui la realtà si fonde con l’immaginario. Riesce sempre a spaziare in ogni album in questi due universi uno di fantasia e uno di realtà. Penso che l’essere umano è composto di più sensi metafisici, sono coscienti entrambe le parti: quelle materiali e quelle metafisiche. Ci sono molti testi che descrivono le parti materiali però sono anche un musicista a cui piace molto fare dei ragionamenti e riflettere sulle cose. “Verso un altro immenso cielo” è un brano sinfonico, è un brano molto impegnativo da arrangiare e corrisponde alla descrizione della mia parte sinfonica. Esiste anche ciò che non vediamo, sono le nostre percezioni che fanno diventare materiali i pensieri, accade così anche nella mia musica. Il primo singolo “La vita com’è” è una sorta di invito a non prendersi troppo sul serio… Uno che scrive canzoni non può prendersi troppo sul serio, fare musica è un gioco. Mi piace approfittare di questo strumento per creare in maniera spensierata. Ne “La vita com’è” invito ad accettare il cambiamento quotidiano e dico appunto che si può essere seri e non seriosi. Anche ridere può essere serio, questo mondo in cui tutto è pericolo tutto viene sclerotizzato, invece occorre pensare la vita com’è per i fatti che accadono e pensando che la positività sia contagiosa, così come il dolore. Il tappeto musicale è meraviglioso e variegato. Come è stato tenere insieme tante unicità sonore? C’è stata una volontà a priori, questo album posso immaginarlo come un quadro con tanti colori e ho voluto farlo eterogeneo. La forza di questo disco è che ogni canzone è un singolo, che vive traccia dopo traccia come si faceva negli anni ’60, in cui le canzoni possono essere ancora ascoltate a distanza di anni e avere una loro forte autonomia. Si diverte ancora a fare questo lavoro? Mi diverte ancora molto, mi diverte ancora tutto dalle fasi produttive fino ad arrivare alla condivisione con il pubblico. Sono innamorato della quotidianità della musica e cerco di esserlo ogni giorno di più. Tornerà al cinema? Guarda, sto lavorando in questi giorni sul set del nuovo film di Simona Izzo, si intitola “Gli scoppiati”, una pellicola in cui sono coprotagonista. Ho la fortuna di lavorare con una regista bravissima che sa trasferire magistralmente le forme di emozione sulla pellicola. Uscirà nel 2016.

sabato 21 novembre 2015

Dalla Russia in Italia, il viaggio in musica di Alan - Video


PALERMO. Dalla Russia a Firenze, continua il lungo "Viaggio in Italia" di Alan il cantante russo che si esibisce al fianco di Al Bano, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli e Pupo. Il 9 ottobre è uscito l'album “Viaggio in Italia”. I protagonista di questo ambizioso progetto discografico è appunto Alan, un giovane cantante russo, molto popolare (soprattutto) nella Russia Caucasica e innamorato dell'Italia. A duettare con lui quattro pilastri della musica italiana: Al Bano, nel brano “L’amico cos’è”, inedito dell'artista pugliese scritto per Alan, registrato nello studio di Cellino San Marco. E ancora, Umberto Tozzi, che condivide con Alan il primo singolo del disco, la hit “Gloria” - un omaggio a Giancarlo Bigazzi - cantata per l’occasione in russo e in italiano. Pupo che firma “Sempre”, una dichiarazion d'amore alla musica. Riccardo Fogli in “Dimmi cos’è l’amore”, brano scritto da Raffaele Chiatto musicista dei “Ladri di biciclette”. “I russi e quella nostra strana passione per il genio italiano. Ai tempi degli zar era obbligatorio - spiega Alana -. Ai tempi dell'Urss era proibito sono passati anni e generazioni e questo 'fenomeno' non si è mai affievolito, al contrario, è accresciuta notevolmente la popolarità della musica leggera italiana nell’Est Europa”. Sta diventando nuovamente tendenza l’amore dei russi per l’Italia. Goethe affidò il suo amore per il nostro Paese ad uno dei saggi letterari più conosciuti nel mondo, Alan l'ha racchiuso nelle canzoni di un disco, “Viaggio in Italia”, primo album in italiano e secondo in assoluto, è il “diario di bordo” di Alan, composto da 13 brani italo-russi. Vanta prestigiosi ospiti internazionali e si avvale di importanti collaborazioni, come quella dell'ex "Ladri di biciclette" Raffaele Chiatto - compositore, arrangiatore e chitarrista per Umberto Tozzi e Adriano Celentano, tra gli altri - di Simone Papi - musicista e arrangiatore di molti successi, tra i tanti, di Raf, Marco Masini, Alessandra Amoroso. La tracklist spazia tra inediti e omaggi alla musica italiana e russa: “Tu mi rubi l'anima", "Gloria", "Sempre" (feat Pupo), "Rimani così, "L'amico cos'è" (feat Al Bano), "Dimmi cos'è l'amore" (feat Riccardo Fogli) e tanti altri. Il disco, prodotto dal talent scout internazionale Cosimo Vindice, è un vero e proprio “made in Italy”: registrato tra Carpi (Modena, Studio Abraam) e Cellino San Marco (AC Production), mixato e masterizzato a Firenze (Carillonbit Recording e White Sound Mastering). A Giuseppe Tinti è affidata la produzione artistica. Alan vive stabilmente in Toscana dove studia musica e soprattutto la nostra lingua. Della Russia (e più precisamente di Vladikavkaz, città natale dell’artista, paese della Federazione Russa del sud) conserva un carattere forte, decisionale. Di Firenze, la città dove risiede, i tratti romantici. E’ dotato di una grande forza interiore, di intelligenza e di un pizzico di follia, tutte doti che lo hanno portato a realizzare il suo “Sogno” (quello con la S maiuscola) all’apparenza irrealizzabile. Fin da ragazzo canta nei locali della sua regione e frequenta la facoltà di Storia dell'Arte. Nel 2012 Alan ha un incontro con Cosimo Vindice, che diventa presto molto importante nella sua vita: grazie a Vindice conosce i suoi idoli, con i quali si esibisce in Russia, e da lì nasce una grande amicizia e un grande sodalizio artistico che ha portato ad un progetto di musica italiana per il mercato internazionale.

giovedì 29 ottobre 2015

Expo, sei mesi a #CasaCorriere tra musica, spettacolo, arte e incontri





Esplora il significato del termine: re eventi al giorno. Dodicimila caffè. Una lista di ospiti da perderci il conto. Gli attori e i campioni. I politici e i magistrati. I giornalisti. La gente. Questo è stata #CasaCorriere ad Expo. Centottantaquattro giorni a farci storie, quelle degli altri. I lettori che “entravano” dentro il giornale. Per chiedere, consigliare, lamentarsi. E sempre qualcuno con la penna ad ascoltare. Sei mesi da attori non protagonisti, perché i giornalisti dovrebbero essere così. Spettatori e testimoni. E poi come dice a uno che il mestiere lo sapeva fare, Indro Montanelli, alla fine contano solo i lettori. A #Casacorriere sono arrivati in punta di piedi. E ripensandoci una seconda volta, forse valeva la pena rinunciare ai due gradini per entrare nell’”altra” via Solferino. A dire la loro e a raccontarsi. Anche le vite complicate di chi portava una pettorina gialla e la sera doveva tornare in una stanza chiusa dal di fuori. Ci siamo “ammalati” di un contagio positivo, capito che le inchieste che lasciano il segno sono quelle che si fanno con gli altri. E davanti all’ingresso le panchine per sedersi ed ascoltare di tutto. La musica di Bollani e i consigli di Garattini. Le riflessioni di Giovanna Mezzogiorno o le battute fulminanti di Antonio Albanese. Ognuno ci ha messo la faccia. Diversa da quella che, a volte, è la maschera imposta dal mestiere. L’attrice che confida le fatiche di essere mamma, il comico che ti racconta di suo padre muratore che quando morì c’era tutto il paese ai funerali. Il campione di basket venuto dall’America, Chuck Jura, e Milano non gli sembra più quella di una volta. Adesso è uguale a New York e al posto delle case un po’ sbrecciate degli anni Ottanta ci sono i grattacieli slanciati di Porta Nuova. La testimonianza toccante per ricordare l’11 settembre e le parole di quello che scrisse Oriana Fallaci. Le firme del Corriere che ogni volta che venivano ci sentivi l’affetto e la stima. Due nomi per non far torti a nessuno: Ettore Mo e Luca Goldoni. Cronisti che hanno raccontato guerre, alluvioni, sbarchi sulla Luna e con la stessa luce negli occhi e lo stupore intelligente che dovrebbe essere la cifra vera di ogni giornalista. A #CasaCorriere si sono incontrati l’alto e il basso, un melting pot di cose da dire che è stato davvero cibo per la mente. “In questo frastuono è rimasta un’idea, un’eco nel vento”, per dirla con i versi di una canzone. Ma non si sbiadisce il ricordo delle parole pesanti di don Ciotti a ricordarci che la mafia e le mafie non sono solo una brutta notizia da leggere sui giornali e sentire alla tv. Gli stessi trecento-quattrocento seduti o in piedi con le luci e i primi freddi e quella volta c’era Abantantuono. E il prossimo film era quasi un dettaglio. E una piccola-grande judoka, Edwige Gwend, genitori del Camerun e che che parla in parmigiano di quanto sia stupido il razzismo e di quanto sia più emiliana, italiana lei di chi magari ha la pelle con i pigmenti di un altro colore. #CasaCorriere che ci venivano i volontari e gli uomini della sicurezza. E dopo un po’ ci portavano mogli e figli come si fa quando si vanno a trovare gli amici. I carabinieri e i poliziotti a rassicurarti che tutto andava bene e qui era l’Italia come dovrebbe essere sempre. Un posto dove non devi guardarti le spalle e c’è sempre un saluto e un sorriso lungo il decumano. La succursale di via Solferino è diventata anche una piccola Accademia di Brera. Ogni weekend artisti di ogni dove a creare dal vivo. Perché un giornale è anche questo: il veicolo del bello.re eventi al giorno. Dodicimila caffè. Una lista di ospiti da perderci il conto. Gli attori e i campioni. I politici e i magistrati. I giornalisti. La gente. Questo è stata #CasaCorriere ad Expo. Centottantaquattro giorni a farci storie, quelle degli altri. I lettori che “entravano” dentro il giornale. Per chiedere, consigliare, lamentarsi. E sempre qualcuno con la penna ad ascoltare. Sei mesi da attori non protagonisti, perché i giornalisti dovrebbero essere così. Spettatori e testimoni. E poi come dice a uno che il mestiere lo sapeva fare, Indro Montanelli, alla fine contano solo i lettori. A #Casacorriere sono arrivati in punta di piedi. E ripensandoci una seconda volta, forse valeva la pena rinunciare ai due gradini per entrare nell’”altra” via Solferino. A dire la loro e a raccontarsi. Anche le vite complicate di chi portava una pettorina gialla e la sera doveva tornare in una stanza chiusa dal di fuori. Ci siamo “ammalati” di un contagio positivo, capito che le inchieste che lasciano il segno sono quelle che si fanno con gli altri. E davanti all’ingresso le panchine per sedersi ed ascoltare di tutto. La musica di Bollani e i consigli di Garattini. Le riflessioni di Giovanna Mezzogiorno o le battute fulminanti di Antonio Albanese. Ognuno ci ha messo la faccia. Diversa da quella che, a volte, è la maschera imposta dal mestiere. L’attrice che confida le fatiche di essere mamma, il comico che ti racconta di suo padre muratore che quando morì c’era tutto il paese ai funerali. Il campione di basket venuto dall’America, Chuck Jura, e Milano non gli sembra più quella di una volta. Adesso è uguale a New York e al posto delle case un po’ sbrecciate degli anni Ottanta ci sono i grattacieli slanciati di Porta Nuova. La testimonianza toccante per ricordare l’11 settembre e le parole di quello che scrisse Oriana Fallaci. Le firme del Corriere che ogni volta che venivano ci sentivi l’affetto e la stima. Due nomi per non far torti a nessuno: Ettore Mo e Luca Goldoni. Cronisti che hanno raccontato guerre, alluvioni, sbarchi sulla Luna e con la stessa luce negli occhi e lo stupore intelligente che dovrebbe essere la cifra vera di ogni giornalista. A #CasaCorriere si sono incontrati l’alto e il basso, un melting pot di cose da dire che è stato davvero cibo per la mente. “In questo frastuono è rimasta un’idea, un’eco nel vento”, per dirla con i versi di una canzone. Ma non si sbiadisce il ricordo delle parole pesanti di don Ciotti a ricordarci che la mafia e le mafie non sono solo una brutta notizia da leggere sui giornali e sentire alla tv. Gli stessi trecento-quattrocento seduti o in piedi con le luci e i primi freddi e quella volta c’era Abantantuono. E il prossimo film era quasi un dettaglio. E una piccola-grande judoka, Edwige Gwend, genitori del Camerun e che che parla in parmigiano di quanto sia stupido il razzismo e di quanto sia più emiliana, italiana lei di chi magari ha la pelle con i pigmenti di un altro colore. #CasaCorriere che ci venivano i volontari e gli uomini della sicurezza. E dopo un po’ ci portavano mogli e figli come si fa quando si vanno a trovare gli amici. I carabinieri e i poliziotti a rassicurarti che tutto andava bene e qui era l’Italia come dovrebbe essere sempre. Un posto dove non devi guardarti le spalle e c’è sempre un saluto e un sorriso lungo il decumano. La succursale di via Solferino è diventata anche una piccola Accademia di Brera. Ogni weekend artisti di ogni dove a creare dal vivo. Perché un giornale è anche questo: il veicolo del bello.

sabato 19 settembre 2015

Eros Ramazzotti, pop, noir e impegnato. Lo show? "Perfetto"

Con la figlia Aurora su Instagram Gioca a nascondersi, mescola video e cartoni, rende il suo volto un’icona, rugata, da graphic novel in 3D. Scherza con il sipario digitale del maxischermo, si trasforma in una silhouette che danza, calcia palloni virtuali al pubblico. I pezzi no, spiega di non averli toccati o quasi, né i classici né i nuovi. Eros Ramazzotti parte da Verona con il tour Perfetto, titolo dell’ultimo album, show più di luci che colori, augurio per un viaggio che lo porterà lontano: altre 26 date (8 sold out) fino a novembre da Vienna a Milano, da Caserta ad Amsterdam. Ad aprile, l’avventura verso l’Est, 12 concerti anche in città inedite per gli italiani, esplorando da Baku a Novosibirsk, con un tratto di 900 chilometri in Transiberiana e l’idea di raccontare tutto in uno special tv. "Dopo Celentano, in Russia Eros è il nostro artista più popolare", giura il produttore Maurizio Salvadori. Tre decenni e 60 milioni di dischi venduti dopo il debutto a Sanremo '84, Eros ha i capelli brizzolati, un look noir, un modo di raccontarsi diretto. "Veniamo dai concerti di Jovanotti, uno con tanta energia, forse la sera gli attaccano la spina. Io sono più pop ma non ho più 20 anni, e così mi rigenero con la tecarterapia, la stessa dei piloti dei caccia", racconta lui poco prima del debutto all’Arena. In totale 27 pezzi, gli ultimi mescolati alle bandiere di sempre, Se bastasse, Adesso tu, Un’altra te, Più bella cosa. "È la venticinquesima versione di una scaletta che rifarò altre 25 volte, per due ore di concerto: scegliere non è facile. Lo show, in cui la musica rimane al centro, ha la regia di Luca Tommassini, artista un po' pazzo: è come Mandzukic, non lo vedi per tutta la partita e poi la butta dentro".

 TALENT — E dire che Tommassini lavora per XFactor, esempio dei talent che Eros non ama ("una sorta di Sanremo: quanti artisti sono usciti dal Festival?", curioso detto da lui) e che ha dato alla figlia Aurora uno spazio che non lo entusiasma. "Preferivo che ci arrivasse più preparata. Tre anni fa voleva andarci come cantante, ma l'ho fermata. Stavolta non ho potuto gestirla, l’entourage della madre l'ha spinta ma farà bene: se vede tanta gente si tuffa, io scappo". Lui sembra scappare pure dall'Italia: non ama la musica ("appiattita"), Marino ("Roma è abbandonata"), San Siro ("lì non canto e non perché ci gioca l’Inter") e, per far riflettere sul tema-migranti, accompagna Esodi (del 1993, eppure attuale) con il video di un bimbo avvolto dalla bandiera europea ("ma da noi è più difficile trovare braccia aperte"). Allora, Eros: la Terra promessa lei non l'ha raggiunta? "Io sì. Era il desiderio di vivere bene". E tutti gli altri? "Meno".

lunedì 31 agosto 2015

MTV Video Music Awards 2015: tra i vincitori, la regina è Taylor Swift

MTV Video Music Awards 2015: tra i vincitori, la regina è Taylor Swift L’ex country girl sbanca e si fa incoronare con quattro statuette, fa la pace con Nicki Minaj e con Kanye West, che annuncia la candidatura alle prossime presidenziali. Intanto la presentatrice Miley Cyrus battibecca con la rapper di Anaconda… Ennesimo trionfo per Taylor Swift: la golden girl, da quando ha abbandonato la country music per il magico pop, non ne sbaglia una e non c’è cerimonia in cui lei non riempia ‘il carrello’ di nomination (prima) e di statuette (poi). Questa volta, con ben quattro premi degli MTV Video Music Awards – di cui i tre più importanti: Video of the year, Best Female Video, Best Pop Video, oltre a Best Collaboration – la bionda cantante è stata incoronata la Regina della notte di domenica 30 agosto. Padrona di casa presso il Microsoft Theater di Los Angeles, è stata Miley Cyrus, scatenata pure nelle vesti di conduttrice: i suoi outfit eccentrici e striminziti hanno contribuito a renderla la mattatrice della serata. Tra le esibizioni e le premiazioni, non sono mancati i momenti da ricordare: su tutti domina senz’altro Kanye West, che si è aggiudicato il prestigioso Michael Jackson Vanguard Award e ha approfittato del palco per ringraziare e per annunciare la sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti nel 2020. Non è dato di sapere se fosse uno dei suoi deliri di onnipotenza, uno scherzo, una promessa o tutte e tre le cose, di fatto la prima a sostenere la sua candidatura è stata proprio Miley. La Cyrus da una parte è stata testimone, insieme al pubblico in sala e a casa, della pace fatta tra Mr West e Taylor Swift e ancora tra la reginetta della serata e la Nicki Minaj. Dall’altra, proprio la prorompente rapper ha sepolto l’ascia di guerra con la Swift, con cui si è perfino esibita, ma ha cominciato un dissing con la presentatrice Cyrus. Che, non potendosi spogliare ulteriormente, ha ‘passato il testimone’ a Rebel Wilson, che invece si è lanciata in uno striptease sul palco. Mentre Demi Lovato e Macklemore si sono esibiti sul Pepsi Stage, in collegamento esterno con il Microsoft Theatre, è stata proprio la padrona di casa Miley Cyrus a concludere la serata con una delle sue esibizioni porn-cartoon. Ecco tutti i vincitori degli MTV Video Music Awards 2015: Video of the Year: Taylor Swift ft. Kendrick Lamar – “Bad Blood” Best Male Video: Mark Ronson ft. Bruno Mars – “Uptown Funk” Best Female Video: Taylor Swift – “Blank Space” Best Pop Video: Taylor Swift – “Blank Space” Best Hip Hop Video: Nicki Minaj – “Anaconda” Best rock Video: Fall Out Boy – “Uma Thurman” Best Collaboration: Taylor Swift ft. Kendrick Lamar – “Bad Blood” Video Vanguard Award: Kanye West Video with a social message: Big Sean ft. Kanye West and John Legend – “One Man Can Change the World” Song of the summer: 5 Seconds Of Summer – “She’s Kinda Hot” Artista emergente : Fetty Wap – “Trap Queen” Miglior regia: Alright – Kendrick Lamar Miglior fotografia: Never Catch Me – Flying Lotus e Kendrick Lamar Migliore direzione artistica: So Mani Pros – Snoop Dogg Miglior coreografia: I Won’t Let You Down – OK Go, air:man e Mori Harano Miglior montaggio: 7/11 – Beyoncé Migliori effetti speciali: Where Are Ü Now -Justin Bieber, Skrillex e Diplo

martedì 4 agosto 2015

AL SUMMER ROCK SPUNTANO GLI STRADURI KILLA

Al Summer Rock spuntano gli Straduri Killa

 TRIESTE. Alcuni frammenti del Progressive anni '70 e un paio di vetrine dedicate a prodotti locali, una delle quali ben distante dagli stilemi abituali della rassegna. Sembra oramai ufficiale il cartellone della XII edizione del Trieste Summer Rock Festival, manifestazione a cura dell'Associazione Musica Libera, incastonata nel ciclo di appuntamenti di "Trieste Estate" in programma nelle serate di sabato 8 e domenica 9 agosto in Piazza Verdi (dalle 21, ingresso libero). Degli artisti annunciati, anzi ipotizzati dalla organizzazione poco più di un mese fa, resiste un solo nome, quello del gruppo Amon Düül, la band tedesca sorta verso la fine degli anni '70, antesignana del Kraut Rock ma soprattutto figlia del fermento culturale e di protesta dell'epoca, protagonista di una gamma di sperimentazioni in salsa psichedelica, tribali e di stampo lisergico (si, l'acid rock) puntellata dalle ricerche Underground e dalle prime vere tonalità dal respiro gotico/dark. La band bavarese sarà di scena nella serata del 9 agosto e approderà a Trieste con la versione Amon Düül II, formata solitamente da una decina di elementi, tra cui una voce femminile, quella di Renate Knaupe Kroetenschwanz. Assieme ai datati cugini dei Popol Vuh, la serata di domenica regala l'esibizione di un artista dai tratti meno luciferini, Matteo Brenci, giovane autore e chitarrista triestino particolarmente attivo nell'arco degli ultimi anni, grazie all'intrecciarsi di collaborazioni, concerti, apparizioni televisive e soprattutto con l'uscita del suo primo album cantautorale, "Simplicity", un delicato affresco di dieci brani in chiave acustica. La prima serata del Trieste Rock Festival, quella di sabato 8 agosto, appare invece completamente stravolta rispetto alle prime indicazioni. Cadono infatti le proposte targate Delirium, Acqua Fragile e Latte Miele, spazio invece ai Metamorfosi, i Disequazione e persino al gruppo Straduri Killa, la baby band di ballerini che ha saputo lasciare il segno sulla ribalta del format Italian's Got Talent, realtà che tuttavia non presenta nessun legame con il Prog Rock, l'essenza, almeno sulla carta, che dovrebbe animare un festival estivo che negli anni ha ospitato nomi come la Pfm, i New Trolls, Alan Parson, Steve Hackett e molti altri. Mentre Lignano offre una certa concorrenza celebrando la riunion degli Spandau Ballet, nella serata di sabato 8 agosto a conferire dignità di marca Progressive alla rassegna triestina ci pensa il reclutamento del gruppo Metamorfosi, realtà sorta anche essa verso al fine degli anni '70 tra le sfumature beat e le prime tracce da suite e magari da concept (filo conduttore monotematico dell'intero lavoro) quelle che avrebbero scompaginato ben presto il piano canonico della canzone "da 3 minuti". I Metamorfosi debuttano sul mercato nel 1972 con l'album "E fu il sesto giorno" - lavoro curato nella musica e nei testi dal leader attuale Jimmy Spitalieri assieme ad Enrico Olivieri - ma è con i seguenti progetti che planano del tutto nell'universo Prog, dando vita ad una singolare e intensa trilogia basata sulle concezioni dantesche, producendo "Inferno" nel 1973, "Paradiso" circa vent'anni più tardi e quindi "Purgatorio" nel 2014. La formazione comprende sempre le guide Jimmy Spitalieri alla voce e flauto ed Enrico Olivieri alle tastiere ma con l'innesto di Fabio Moresco alla batteria e Leonardo Gallucci alle chitarre e basso; il sound non dovrebbe discostarsi dalle impronte magiche del Prog d'annata, quello non tanto "vintage" quanto vivo, disegnato dai molti linguaggi di una matrice narrativa colta e immaginifica. La prima tappa del festival ridona sul palco anche la band Disequazione, "dinosauri" del Prog made in Trieste, creatura anni '80 fondata da Giorgio Radi e Vinicio Marcelli, gruppo ora alle prese non solo con un processo di recupero del materiale dei primordi ma con inediti da concentrare nel nuovo album dal titolo "Progressivamente Rivelazioni Urbane", la cui uscita è prevista in autunno. La culla sonora dei Disequazione è nota e si lega alle sonorità classiche della miniera aurea Prog, quella cesellata dai Genesis, King Crimson e dai primi Camel. Nel contempo i cinque triestini non hanno abbandonato il filone e pare intendano solo personalizzarlo ulteriormente, cercando anche l'impatto dal vivo dei nuovi arrangiamenti e della ritrovata vena compositiva. La band giuliana si avvale sempre delle anime guida Giorgio Radi al basso (uno che ha lavorato a fianco della Formula 3, Aldo Tagliapietra e i Matia Bazar) e Vinicio Marcelli al flauto e alla chitarra, artista ammaliato da Steve Hackett e dintorni. Nel gruppo giostrano anche il tastierista Dario Degrassi il batterista Fiodor Cicogna e il cantante Luca Sparagna. Il finale della serata di sabato prossimo? È affidato ai Straduri Killa, i giovanissimi e validi ballerini triestini distanti dal Prog ma illuminati dal talent show.

sabato 25 luglio 2015

All’Auditorium Fiorella Mannoia, signora della musica italiana




Giovedì 23 luglio, con inizio alle ore 21, la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà l’atteso concerto di Fiorella Mannoia e della sua band. La grintosa ed elegante artista romana proporrà al pubblico una lunga escursione attraverso i suoi brani storici e le canzoni di molti altri autori. Un doppio cd, un’antologia musicale pubblicata la scorso anno, un progetto al quale hanno partecipato tanti amici e colleghi per celebrare i suoi 60 anni e i nove lustri della sua carriera: la raccolta “Fiorella” - che contiene anche le voci e le canzoni di Celentano e Baglioni, di Battiato e Fossati, fra gli altri - è stata la scintilla da cui è scaturito questo lungo tour che tornerà al complesso ideato da Renzo Piano giovedì prossimo. Interprete raffinata e appassionata, dotata di una voce ora carezzevole ora decisa e di un carattere sensibile e determinato, abituata sempre a dire quello che pensa senza mezze misure, Fiorella Mannoia è indiscutibilmente una delle signore della musica italiana, un’artista che come poche altre ha saputo esprimere e trasmettere emozioni, rendendo proprie tutte le canzoni che gli altri hanno scritto per lei. Così, nel concerto dell’auditorium - che è inserito nella rassegna “Luglio suona bene” - non mancheranno brani storici come “Caffè nero bollente”, “Quello che le donne non dicono” e “Sally”, arriveranno pezzi memorabili come “Il cielo d’Irlanda” e “Come si cambia”, e si omaggeranno i big della canzone nostrana con “Amore bello”, “Un bimbo sul leone” e “Via con m

giovedì 16 luglio 2015

Jovanotti, serenata rap all'Olimpico: foto mai viste sul palco di Roma

Jovanotti, serenata rap all'Olimpico: foto mai viste sul palco di Roma
In esclusiva per Repubblica.it le foto scattate sul palco durante il concerto di Jovanotti all'Olimpico. Lo show nello stadio della Capitale ha registrato il sold out con 65mila fan che hanno ballato e cantato per oltre due ore e mezza. Un record per l'artista toscano che nelle prime sei tappe del tour - Ancona, Padova, Bologna, la doppietta di Firenze, la tripletta di Milano e l'unica data a Roma - si è esibito davanti a 400mila spettatori. Prossimi appunatmenti il 18 luglio a Messina, il 22 a Pescara, il 26 a Napoli e il 30 a Bari. Annunciata già anche una prima tranche di appuntamenti per Lorenzo nei palazzetti, il nuovo spettacolo per l'inverno, a partire dal 19 novembre da Rimini

domenica 5 luglio 2015

Franco Battiato a Milano, fra pop e musica colta

Franco Battiato al Teatro dal Verme lo scorso 22 giugno, la prossima data in piazza del Duomo a Parma il 23 luglio Le maschere sono allineate davanti al palco del Teatro Dal Verme: cercano di contenere il pubblico, che dopo il secondo bis chiesto a gran voce si è alzato dalle comode poltroncine di velluto bordeaux per correre in prima fila. Sul palco non c’è il nuovissimo prodotto di qualche talent show, né il fantasma di Jim Morrison, ma un quartetto d’archi, un pianoforte, una chitarra acustica e qualche sintetizzatore.


Fka twigs Al centro del palco un uomo che, nonostante l’età (settanta compiuti da poco) e il recente incidente alla gamba, accenna qualche passo di danza: lui è Franco Battiato, il grande sperimentatore, l’anello di giuntura fra pop e musica colta. Lo stesso che nel 1969 saliva sul palco con un sintetizzatore CVS3, acquistato mesi prima che venisse ufficialmente lanciato sul mercato e imparato a suonare dalla stessa persona che l’aveva progettato. Il successo non ha mai scalfito la sua musica, Franco è rimasto sempre lo stesso: coraggioso, eclettico, umile e ironico. Anche adesso che ha «Non posso più uscire di casa senza che mi chiedano come va con la gamba. Beh: la gamba va bene, ed è questa qui» – poco prima di alzarsi dalla sedia per cantare le esplosive I Treni Di Tozeur, La Stagione Dell’Amore e Voglio Vederti Danzare.



mercoledì 24 giugno 2015

Il Volo: il tour estivo in Italia. Tutte le date

La vittoria a Sanremo e il successo all'estero. Mentre Grande amore scala le classifiche, parte la tournée estiva. Da Locarno a Palermo fino Verona. I concerti Il Volo Dopo la vittoria a Sanremo con la canzone Grande Amore, il trio Il Volo continua a scalare le classifiche, soprattutto estere. Negli Stati Uniti Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble sono stati ospiti dei principali show e acclamati da un pubblico di giovani e meno giovani. Ora il successo del Volo si replica anche in casa con un tour estivo di ben 23 date, in partenza il prossimo 12 giugno da Locarno in Svizzera, per attraversare tutto il Bel Paese nei tre mesi estivi a colpi di lirica pop, musica e note vibranti. Ne è passata di acqua sotto i ponti dopo il loro esordio al talent Ti lascio una canzone nel 2009, quando erano poco più che bambini. Ora il Volo è un trio di giovani dotati e volenterosi che promette di farsi apprezzare, non solo all'estero, ma anche del pubblico italiano, che ha potuto conoscerli meglio grazie alla vittoria all'Ariston. Di seguito tutte le date del tour 2015 12 giugno in Piazza Grande a Locarno (Svizzera), 18 giugno al Palasport G. Bolino di Roccaraso (AQ) 22, 23 e 24 giugno alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma 11 luglio in Piazza Unità d’Italia a Trieste 13 luglio in Piazza della Loggia a Brescia 17 luglio in Piazza degli Scacchi a Marostica (VI) 18 luglio in Piazza Garibaldi a Cervia (RA) 23 luglio in Villa Erba di Cernobbio (CO) 9 agosto al Parco Archeologico La Civitella a Chieti 12 e 13 agosto al Gran Teatro Puccini di Torre del Lago (LU) 16 agosto allo Sferisterio di Macerata 19 agosto al Teatro Valle dei Templi di Agrigento 22 e 23 agosto al Teatro Antico di Taormina (22 agosto è Sold Out) 26 agosto al Teatro di Verdura a Palermo 21 settembre all’Arena di Verona

lunedì 8 giugno 2015

Ad Amici vincono i Colors: just can’t get enough

Ad Amici vincono i Colors: just can't get enough Ieri si è conclusa la quattordicesima edizione di Amici di Maria de Filippi con il successo, scontato, di Stash e dei Colors il gruppo che svecchierà il pop italiano. Nto’, come il nonno continua a chiamarlo nel meno retorico, meno melenso, e meno defilippico rvm – perché niente è più vero del rapporto tra nonno e nipote -, che nella lingua pop è Stash, appunto, ricorda David Bowie ed Annie Lennox, ha voce con i colori e le sfumature che servono per internazionalizzarsi. È a suo agio con l’inglese, non come Emma per dire che lo parla a stampatello. Ed ha senso parlare di vocazione internazionale per i Colors perché Stash, che per l’appunto è Nto’, sa anche scriversi le canzoni. È uno che porta in musica la melanconia e i sentimenti di un giovane napoletano cui il padre mise in mano la chitarra a 6 anni. È la versione 2.0 della sempreverde napoletanità canora. E come Marinella per le cravatte con le 7 pieghe, Stash porterà – chissà a Londra – il suo saper piegare all’arte le 7 note. Piace a tutti Stash, ed è pure fortunato. Perché ha indovinato l’età giusta. Il suo pop, il suo vertere i successi musicali degli anni 80, quelli che hanno suonato quegli anni con l’Italia presa dai pugni di Rocky e Ivan Drago, sono quanto di meglio si poteva immaginare per incarnare musicalmente l’età renziana. Meglio di Saviano con i suoi piagnistei perbenisti che da Rai 3 sono ora sdoganati su Canale 5 dall’astuta De Filippi. Contro Stash nulla ha potuto Emma, direttore artistico della squadra bianca. Cattiva, mascolina, trunzuta. Un diavolo di fimmina che, giusto nel momento del verdetto, si è presa tutta la scena facendo intendere alla Maria nazionale che aveva bisogno di fare la pipì portandosi in bagno quello che resta dell’Italia mascula dal Lisomucil fino al Prostamol. Altro che Ferilli compassata come una pensionata. Secondo classificato Briga. Una camurria rap la cui originalità sta tutta nel non avere troppi tatuaggi e nel non vestire pantaloni larghi larghi che vanno cadendo mostrando le mutande. Di lui ricorderemo, si è no, le sfuriate con la straordinaria Bertè che con le sue mille vite, quanto a vita, è professoressa emerita. E poi una notazione: rispetto agli anni passati, quando alle ballerine vincenti veniva data l’opportunità di fare un anno di perfezionamento all’estero presso importanti teatri d’opera, quest’anno Amici è sembrato un po’ più sotto tono. Pochi sponsor internazionali. E così mentre la vincitrice, la biddazza catanese Virginia va al Teatro d’Opera di Roma a Klaudia, l’albanese di Tirana, seconda classificata, se la carica sullo stato di famiglia la De Filippi arruolandola nella scuola di Amici. Auguriamoci, dunque, che a Stash, come direbbe un celebre motivo anni 80, just cant’get enough

sabato 23 maggio 2015

Gli appuntamenti di sabato 23: Gianna Nannini all'Unipol Arena

Gli appuntamenti di sabato 23: Gianna Nannini all'Unipol Arena



È una biografia per musica e immagini il nuovo tour di Gianna Nannini, che stasera fa tappa all’Unipol Arena di Casalecchio (inizio ore 21, ultimi biglietti da 32 a 55 euro). Biografia non solo personale, ma anche dell’intera musica italiana, visto che l’ultimo disco della cantante senese, “Hitalia”, è una selezione di alcuni dei brani più amati della musica popolare nostrana, reinterpretati dalla Nannini in chiave rock. Sul palco con lei un quartetto elettrico composto da Davide Tagliapietra, Peter Wrba, Alex Klier e Will Mendini, le fotografie che immortalano i ricordi del passato e le canzoni che hanno formato e fatto crescere l’artista toscana. Tra le cover che compongono l’ultimo disco, la Nannini ne ha scelte una decina da riproporre anche in concerto, «i brani che più mi rappresentano e che meglio posso rendere rock anche dal vivo – spiega lei –. Sono tutte canzoni che hanno sempre avuto il rock dentro, anche nella loro versione originale, ma mancava loro la voce». Il suo è insomma un viaggio nella tradizione italiana che si tinge di rock, che è un po’ anche il percorso personale che ha fatto la Nannini stessa come autrice. Ecco allora, ad esempio, “Lontano dagli occhi” di Sergio Endrigo, “Volare” di Domenico Modugno, “C’è chi dice no” di Vasco Rossi, “Un’avventura” di Lucio Battisti e “Dio è morto” di Francesco Guccini, di cui la Nannini ha anche girato un videoclip. Di Guccini, tanti anni fa, fece anche da band di supporto, prendendosi i fischi dei fan del Maestrone. «Lui è sempre stato il più rock di tutti, per me questa canzone parla di speranza e spiritualità – commenta la cantante -. Non è contro qualcosa o qualcuno, quando la canto penso a mia figlia e al suo futuro». Non solo cover, però, perché il tour “Hitalia Rocks” riconsegna al pubblico anche la Nannini di “Meravigliosa creatura”, “Sei nell’anima”, “Bello impossibile” e tanti altri successi, stavolta sì, tutti suoi al cento per cento. Una cantautrice che ha scoperto il rock grazie a Janis Joplin, i cui dischi l’hanno convinta a cambiare strada e approccio alla musica. E che oggi riesce ad alternare nello stesso show ballate acustiche, sfuriate elettriche a tutto volume e cori da stadio. WEEK END CON ANGELICA. Intenso fine settimana per AngelicA. Stasera protagonista Gianni Gebbia, il sassofonista che presenta “Panopticon”, solo che unisce musica antica e improvvisazione, con il mix dell’elettronica. Poi a Gebbia si unirà Carl Stone, pioniere del campionamento, in solo e quindi in duo con il sassofonista. Ad introdurre i due set un documentario musicale sul Giappone, girato dallo stesso Gebbia. Domani “Viaggio in Norvegia”: suoni originali, singolari e contrastanti con musicisti della scena norvegese, da anni la più attiva in Europa, per un doppio set con brani in prima esecuzione italiana, a cura di Luca Vitali. Aprirà Kim Myhr con All your limbs singing, una composizione che è una elaborazione orchestrale per chitarra acustica a 12 corde e il primo progetto in solo. Trentaquattrenne, Myhr ha scritto molto per orchestra e spettacoli di balletto, e fa parte dell’apprezzato trio Murala. Seguiranno Sidsel Endresen, tra le voci più straordinarie della tecnica vocale “estesa”, e Stian Westerhus, elettronica e chitarra elettrica, che presenteranno “Bonita”. Inizio alle 21.30. GROSSMAN A RAVENNA. L’autore israeliano David Grossman approda oggi alle 18.30 al Palazzo dei Congressi di Ravenna, giunto da Gerusalemme per la giornata centrale di Scrittura Festival. Nell’unico incontro italiano, lo scrittore presenterà il suo ultimo romanzo, “Applausi a scena vuota”, monologo d’un cabarettista alle soglie della pensione, che si fa interprete di dolore e insicurezze universali; non un romanzo autobiografico ma nemmeno alieno dal contesto politico israeliano, con la guerra che si insinua in ogni anfratto, lo sfondo costante che ha innervato le storie di Grossman e la sua stessa vita, con la morte del figlio in Libano nel 2006. Dialoga con lui Marino Sinibaldi, direttore di Radio3. Francesco Piccolo, con un altro monologo, il suo tagliente “Momenti di trascurabile felicità”, chiude la giornata alle 21 in piazza Unità d’Italia. FESTA DEL BIOLOGICO. Dallo “street food” biologico ai prodotti naturali per il benessere, passando per educazione alimentare e raccolta differenziata. Al via domani a Casalecchio di Reno la prima “Festa del biologico, naturale e sostenibile” organizzata da Eco-Bio Confesercenti. Dalle 10 alle 19 apriranno decine di stand dedicati alla vendita di alimenti biologici, uniti a laboratori bio e seminari sulle discipline olistiche. A condire l’evento degustazioni di cibo di strada, mercatini dell’usato. MUSICA SABATO ALL'ACCADEMIA Alle 16.30 e alle 17.45 in Sala Rossini dell’Accademia Filarmonica (via Guerrazzi 13) concerto dedicato all'organo Carlo Traeri 1673, restaurato nel 2014. Matteo Bonfiglioli esegue musiche di Pietro Degli Antoni, Giulio Cesare Aresti, Giacomo Predieri, Arcangelo Corelli, Giovan Battista Casali, Giovan Battista Martini, Giovan Battista Gajani, Luigi Malebri, Giuseppe Malebri. MUSICATENEO Alle 21 nella Basilica di San Martino Maggiore (Oberdan 25), per Musicateneo, concerto del Notre Dame Glee Club e del Coro da camera del Collegium Musicum diretti da Daniel Stowe e Enrico Lombardi, musiche di da Palestrina, Mendelssohn, Penderecki, Lauridsen. DUO ANTIQUO Alle 18 al Museo Capellini (Zamboni 63), per il San Giacomo Festival, “La sonata per violino e continuo tra ‘600 e ‘700” concerto del Duo Antiquo, con Bernardo Reppucci al violino e Filippo Pantieri al clavicembalo, musiche di Cirri, Corelli, Vivaldi, Bach. DUO NOFERINI-CATTANI Alle 21,15 nella sala Andrea e Rossano Baldi di Rastignano, il Circolo della Musica propone il concerto del violinista Roberto Noferini in duo con la clavicembalista Chiara Cattani: in programma “24 Capricci op. 1” di Niccolò Paganini. CLAVICEMBALO Dalle 10 alle 15 in San Colombano (Parigi 5), giornata di studio “Clavicembali e spinette di area napoletana e cembalo cromatico”, alle 20,30 concerto di clavicembali e spinette napoletane, con Francesco Cera e Christofer Stembridge. MUSICA ALL’ANNUNZIATA Alle 19 nella chiesa della Santissima Annunziata (San Mamolo 2), per la rassegna Musica all’Annunziata, concerto dell’organista Alberto Guerzoni e del soprano Rossana Antonioli. NEI LOCALI Alle 22,30 al Cortile Caffè (Nazario Sauro 24/b), Ale Zappamiglio Quartet. Alle 22,30 al Bravo Caffè (Mascarella 1), Righinsieme. Alle 23 all’Arterìa (vicolo Broglio 1/e), Disco Benessum – Closing party. Alle 22 al Freak out club (via Zago), French Kiss & Aloha Aloha Beach. Dalle 19 al Link (Fantoni 21), Dimension Festival Launch Party con le band Fracture, Moresounds Live, Domenico Crisci. Alle 22 al Telling Stories (via del Borgo di San Pietro 99/M), Nuju in “Urban Box Tour”. Alle 24 al Locomotiv Club (Serlio 25/2), dj set Hops & Groove. Alle 23,30 all’Oz (Staligrado 59), serata di musica 8 bit “Megablast”. IN PROVINCIA Alle 21 al teatro di Dozza, per la rassegna Tracks, concerto di Elliott Murphy featuring Olivier Durand. Alle 21,15 al teatro Stignani di Imola, per Crossroads, concerto “Linyera” di Melingo. Teatro DON BOSCO, IL MUSICAL Alle 20,45 al Teatro Alemanni (Mazzini 65), l’Oratorio di Poggio Grande presenta “Don Bosco, il musical”, adattamento dall’opera di Renato Biagioli e Piero Castellacci. MALANDRINO E VERONICA Alle 18,15 e alle 19,15 al Teatro Anatomico dell’Archiginnasio (p.za Galvani 1), “Particolare lezione di anatomia (Corpo Italico)” con Malandrino e Veronica, 5 euro, gratis fino a 12 anni. ANNE FRANK Alle 21 nel quadriportico di Vicolo Bolognetti 2, la compagnia Magnifico Teatrino Errante in “Anne – la carta è più paziente degli uomini”, tratto dal diario di Anne Frank. MAESTRO IMPRO Alle 20 al centro Borgatti (Marco Polo 51), il laboratorio Diverliberi presenta “Cortesie Giapponesi”, a seguire alle 21 “Maestro Impro” con gli allievi della Scuola Nazionale di Improvvisazione Teatrale. ITC TEATRO Alle 20 all’Itc Teatro di San Lazzaro, per il Festival delle scuole a cura della compagnia Teatro dell’Argine, i ragazzi del liceo Antonelli di Novara in “Moulin Rouge”, a seguire l’Istituto Venturi di Modena in “R.G.B.”. Incontri IN LIBRERIA Alle 11 alla libreria Irnerio (Irnerio 27), Rudy Bandiera presenta il suo libro “Le 24 leggi universali del digital carisma”, interviene Luca Conti. Alle 17 Ario Gnudi presenta “Corsie ad ostacoli”. Alle 17,30 alla libreria Mondadori (via D’Azeglio), presentazione del libro del medico Licio Della Seta, “Vivere le emozioni”. Alle 18 alla libreria musicale Ut Orpheus (Marsala 31/e), presentazione degli studi di Riccardo Malipiero su Johann Sebastian Bach e Claude Debussy, intervengono Paolo Cecchi e Alessandro Turba. IL COLORE DELLE DONNE Alle 18 nella sala Consiliare del Quartiere San Donato (p.za Spadolini 7), presentazione del libro “Il colore delle donne”, intervengono Lia Adornato, Elena Benvenuti, Carlo Flamigni, Elisa Santini. Eventi SHOW COOKING VERGNANI Dalle 15.30 alle 18.30 Stefania Vergnani si esibisce in un cooking show dedicato al tema dei fiori alla Maison Madeleine di via San Felice 63, presentando i suoi cupcakes rosa e lamponi, macarons alla violetta, red velvet ai fiori d’arancio, sorbetto di tisana ai mirtilli. DELITTO IN SAN PETRONIO Alle 20 nella Basilica di San Petronio (entrata da via de’ Pignattari), “Delitto in San Petronio. Un giallo a cena: il segreto della chiave della cripta”, con Giorgio Comaschi, 35 euro, prenotazioni 3465768400. VISITE GUIDATE Alle 17 ritrovo sotto il portico della chiesa del Baraccano per la visita guidata “Il Baraccano: storie di periferia”. Visite guidate con Vitruvio: dalle 11 alle 19 “Gommoni in città”, alle 16,30 “Bici Tour”, alle 17 “La pancia di Bologna”, alle 19 visita guidata in Santo Stefano, alle 21 “Stregati dall’acqua al chiaro di luna”. EDUCATION FOR AFRICA Alle 15 in piazza Maggiore, “Educational Access for Africa Day” iniziativa a cura dell’associazione Ashinaga con lo scopo di sensibilizzare sul tema della povertà legata all’istruzione nell’Africa subsahariana. NOTTE BIANCA NAVILE Dalle 18 alle 24 in via di Corticella, La Notte Bianca del Navile, festa di strada sostenibile e multiculturale, da piazza dell’Unità all’Ippodromo. CAPPELLA BENTIVOGLIO Dalle 9,30 alle 12,30 al Tempio di San Giacomo Maggiore (p.za Rossini), apertura della Cappella Bentivoglio. SMELL FESTIVAL Giornata conclusiva dello Smell Festival, il festival dell’olfatto, in vari luoghi della città: programma completo su www.smellfestival.it, info 3484262301. RADIO DAYS Alle 17 al teatro Comunale di Sasso Marconi, per i Marconi Radio Days, consegna del premio “Città di Sasso Marconi” a Carlo Conti, Diego Bianchi, “Zoro”, Marco Presta e Sky Uno. EFFETTO BLU Per tutta la giornata a Casalecchio, “Effetto blu” evento dedicato alla valorizzazione e promozione del patrimonio idraulico e ambientale, con visite guidate, spettacoli, concerti, reading. Programma su www.effettoblu.it. Regione NICCOLO’ FABI Alle 17 all’Auditorium San Rocco di Carpi (MO), consegna del premio “Mamma Nina 2015” a Niccolò Fabi ideatore della Fondazione “Le Parole di Lulu”. D’ALTROCANTO Alle 21 al Teatro Nuovo di Salsomaggiore Terme (PR), “D’altrocanto, parole e musica in cerca d’autore”, con Giò di Tonno e l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini. ORCHESTRANDO Per tutta la giornata nei teatri Cavallerizza e Valli di Reggio Emilia, “Orchestrando” maratona delle orchestre e dei cori giovanili di Reggio. MARRACASH Alle 21,30 al Vox Club di Nonantola (MO), concerto del rapper Marracash.

sabato 16 maggio 2015

L'evoluzione di cinquant'anni di musica pop

Un'analisi statistica di 17.000 brani usciti tra il 1960 e il 2010 smentisce l'idea che sia in atto una tendenza generale verso l'uniformità degli stili determinata dalle grandi industrie mediatiche e ridimensiona l'influenza di gruppi storici come i Beatles e i Rolling Stones L'evoluzione di cinquant'anni di musica pop

La musica più venduta segue un generale trend verso l'omologazione, come sostenuto da alcuni esperti? Sembra di no, stando alle conclusioni di uno studio pubblicato su “Royal Society Open Science” e firmato da ricercatori della Queen Mary University of London e dell'Imperial College London. La ricerca ha analizzato, con parametri statistici rigorosi, armonie e timbri di più di 17.000 brani, in commercio tra il 1960 e il 2010 negli Stati Uniti. Il risultato dell'analisi dei ricercatori britannici ha mostrato tre periodi di grande cambiamento nella musica statunitense, databili al 1964, al 1983 e al 1991, sfatando però alcuni miti riguardo ai processi che hanno determinato l'affermarsi di stili e generi. La rivoluzione del 1964, per esempio, non fu innescata ma solo marginalmente influenzata dalle canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones. Matthias Mauch, della Queen Mary University of London, e colleghi hanno analizzato l'evoluzione della musica pop statunitense ispirandosi agli studi di paleoantropologia, in particolare a quelli che riguardano la storia della cultura. Gli scienziati hanno cercato di verificare se la varietà della musica è aumentata o diminuita nel corso del tempo, se la sua evoluzione sia stata continua o discontinua, e quali siano stati gli elementi a determinare eventuali discontinuità. Allo scopo, i ricercatori hanno usato come base di dati le canzoni entrate nella US Billboard Hot 100, una popolare classifica delle canzoni più ascoltate e vendute negli Stati Uniti, tra il 1960 e il 2010, per un totale di 17.000 brani. Questi dati sono poi stati analizzati con appositi programmi statistici rispetto a 12 caratteristiche tonali e armoniche, che raccolgono le informazioni sugli accordi presenti nella musica, e 14 caratteristiche timbriche, che riguardano per esempio la presenza della voce o delle percussioni. Per stimare la variabilità della musica sono stati usati due parametri fondamentali: la diversità, che corrisponde al numero di differenti caratteristiche tonali e timbriche utilizzate in un anno, e la disparità, che corrisponde alla deviazione standard di queste stesse caratteristiche, cioè a quanto queste caratteristiche sono diverse tra loro. L'analisi ha portato ad alcuni risultati interessanti, che smentiscono anche alcune teorie sui fattori che determinano l'evoluzione della musica pop. Alcuni esperti per esempio sostengono che un mercato musicale dominato dalla grande industria mediatica ha portato a un'omogeneizzazione degli stili, soffocando la creatività che c'era alcuni decenni fa. Altri ipotizzano che solo piccole etichette musicali in concorrenza tra loro spezzano periodicamente la monotonia, introducendo nuove tendenze e nuovi gusti musicali.

L'evoluzione di cinquant'anni di musica pop


I dati mostrano tutt'altro. Mauch e colleghi hanno scoperto che diversità e disparità sono diminuite nel corso degli anni fino a raggiungere un minimo nel 1984, per poi aumentare fino ai primi anni 2000. Questi andamenti generali sono però stati punteggiati da tre “rivoluzioni”, avvenute rispettivamente nel 1964, nel 1983 e nel 1991. Un'analisi più approfondita mostra che la rivoluzione del 1964 è stata frutto di tendenze già in atto da anni: la cosiddetta British Invasion, cioè la colonizzazione della musica popolare statunitense da parte di stili riconducibili a gruppi come i Beatles o i Rolling Stones, non ne fu la causa scatenante, ma solo uno dei fattori che influirono su tale andamento. Inoltre, il declino di diversità e disparità nei primi anni ottanta è dovuto più agli elementi timbrici che a quelli armonici. Ciò secondo gli autori è da ricondurre all'improvvisa diffusione delle drum machine e dei campionatori, e al successo di generi come New Wave, Disco Music e Hard Rock. La più grande rivoluzione nella musica pop degli Stati Uniti è però quella del 1991, trainata dalla musica Rap, a spese di una contrazione dei generi riconducibili al rock.

sabato 9 maggio 2015

Che spettacolo, Nina Zilli!

Mise e musiche, Frasi&Fumo: è il tour della cantante. E io vi racconto cosa ho visto al Teatro Dal Verme di Milano Una sera di maggio dell'anno dell'Expo. Le luci si abbassano mentre un laser benedice le teste in platea, i musicisti appaiono. La terza tappa del tour Frasi&Fumo inizia. Continuerà a Roma (il 9 maggio), Torino (il 12 maggio) e a Verona (il 20 giugno). Nina Zilli intanto arriva, pronta a godersi tutto: musica, luci, abiti e parrucche. Canta abbattendo i confini tra il blues e il soul, il pop e il raggae. Ancheggia, sale e scende dai tacchi con la stessa facilità con cui il pubblico si diverte e la invita a stare in mezzo alla platea. Al Teatro Dal Verme era il 4 maggio ed è successo che: Tre mise valgono tanti cuori. Prima l'abitino elegante bianco e blu, poi le gambe scoperte da un orlo più alto e rotondo sopra gli anfibi chic, poi il nero della sensualità spalmato su pantaloni, giacca sul reggiseno e tacco 12 tempestato di paillettes. Ogni cambio è la fine di un tempo. Ogni canzone ha un titolo di coda: un cuore disegnato con le mani e orientato verso ogni angolo della platea. Alla fine non basterà e le toccherà andare a cantare tra la gente cercando un cinque, correndo a stringere qualche mano. La platea è il secondo spettacolo. Che importa se arriva Mauro Pagani col suo violino, se gli anni'30 di Etta James si mescolano ai '50 di Nina Simone in un incrocio di braccia e mani lunghe e mai ferme. Il più grande spettacolo è sotto il palco: c'è la sora Lella di Milano con una collana di perle giganti che vuol dare il ritmo anche lei con il suo pollice e il suo indice, accanto c'è il marito con un giubbotto di pelle, un codino quasi invisibile, una tshirt bianca e 80 anni suonati e dimenticati (per questa sera). Poi c'è la tredicenne attenta al dettaglio fashion di Maria Chiara di Piacenza che sfila sul palco, mentre accanto il padre ha una barba tardo-hipster e occhi ammaliati dalle scollature in diretta. Volendo, si potrebbe continuare (c'era anche un Claudio Bisio raggiante). Che ci vuole energia da maschiaccio. Per passare dal blues un po' pop di 50mila e L’amore verrà, al blues un po' soul di Frasi&Fumo, Sola e Dicembre; al reggae di Bacio D’A(d)dio e Penelope; alle rivisitazioni swing di Tutto Bene, al rock ma non troppo di You Shook Me All Night Long degli AC/DC. Ci vuole energia per saltare a piedi nudi a fine concerto, per parlare di donne e coraggio della solitudine senza mai soffermarsi troppo su romanticismi di sorta: la musica è gioia, divertimento, un modo per avvicinarsi a Dio (diceva Nina Simone). E lei è un'agonista che dispensa smorfie e sensualità, di base si diverte da morire. Che testa spalla punta tacco diventano l'inno finale. Sax, tromba e violoncello si fermano. Tastiere, batteria, basso e chitarra hanno dato il meglio. Adesso c'è il pubblico che si alza, i musicisti che intonano la canzone di Don Lurio, la cantante che si perde qualche battuta ma non perde il caschetto azzurro che ha preso il posto dell'acconciatura scolpita delle prime canzoni. Sembra una festa, e Nina è proprio brava.

sabato 2 maggio 2015

Musica, così i gusti cambiano in base all'età e al sesso

spotify

 I risultati di una ricerca realizzata da Spotify: si ascoltano brani pop nei primi anni per poi spostarsi verso musica più ricercata. Ma con la mezza età sopraggiunge un po' di nostalgia per i bei tempi andati Se avete da poco superato i 40 e, dopo anni di ascolti sofisticati, vi sorprendete ad apprezzare sempre più spesso canzoni di Lady Gaga o Rihanna non preoccupatevi, in tutta probabilità siete in buona compagnia. Secondo una recente ricerca realizzata dal servizio di musica in streaming Spotify, è proprio quello il periodo della vita in cui ci si riavvicina alla musica che ai vostri tempi si sarebbe definita “da hit parade”. Se si tratti di uno degli effetti della crisi di mezza età lo studio non lo dice, fatto sta che questo ritorno di fiamma per il pop (temporaneo, state tranquilli) è una delle conclusioni a cui arriva l'indagine che ha sfruttato la massa di dati che la piattaforma è in grado di raccogliere sui suoi utenti. Lo studio si basa infatti sul “Taste Profile”, ovvero il profilo dei gusti che Spotify mette a punto per ciascun utilizzatore del servizio. Incrociando queste informazioni con le date di nascita degli iscritti e il ranking di popolarità degli artisti sviluppato da EchoNest, gli analisti dell'azienda svedese hanno potuto tracciare un quadro dell'evoluzione delle preferenze nel corso dell'esistenza delle persone. Da popolare a personale – Il primo dato che emerge dall'analisi non sorprende: nei primi anni di consumo musicale gli individui tendono a concentrarsi sui brani più famosi. Man mano che ci si allontana dall'adolescenza però le playlist diventano tendenzialmente sempre meno pop. A 30 anni, nota Ajay Kalia che ha curato la ricerca, la musica ascoltata cessa di essere “popolare per diventare personale”. E' in questo momento della vita che le scelte di un individuo si consolidano e, almeno per quanto riguarda il tasso di notorietà di quello che sentono, resteranno stabili fino alla vecchiaia. Con l'eccezione, appunto, della “sbandata” intorno ai 40 quando per qualche anno, con un picco in corrispondenza dei 42, si ritorna un po' verso la musica che piace a tutti.



Donne più pop – Ma non è questa l'unica scoperta. Secondo lo studio, se si guarda alle tendenze il percorso verso la maturità musicale è abbastanza simile per uomini e donne (“crisi” di mezza età compresa), con una differenza: il gentil sesso resta complessivamente più fedele ai brani pop e pare, in media, meno incline ad esplorare generi ed artisti meno battuti. I grafici della ricerca di Spotify indicano infatti una differenza di circa 1.000 punti nel ranking di popolarità medio tra le playlist maschili e femminili in ogni momento della vita, con le signore che, appunto, tendono a frequentare musica più di successo rispetto ai maschietti. I genitori sono out – Le curiosità non sono finite qui. Se le donne sono mediamente più “in”, chi è sicuramente “out” sono i genitori (senza differenze di sesso, in questo caso). A quanto pare, avere dei figli – non importa a quale età – tiene le persone più lontane dalla musica di massa rispetto alla media dei coetanei. In questo caso, la differenza di popolarità tra le playlist di mamme e papà e gli altri è mediamente superiore ai 500 punti. Anche per questo fenomeno l'indagine non fornisce spiegazioni e ci lascia con il dubbio: non sarà che la maggiore ricercatezza musicale di padri e madri è una reazione ai gusti “giovani” dei figli?

sabato 25 aprile 2015

Sia: Maddie Ziegler nel nuovo video di “Big Girls Cry


Ottime notizie dal pianeta SIA: è appena uscito il video di "Big Girls Cry" dove la protagonista è, ancora una volta, l'incredibile ragazzina prodigio Maddie Ziegler. Questa volta il video è giocato tutto sulla capacità interpretativa di Maddie; dopo averla ammirata in tutta la sua agilità in "Chandelier" e "Elastic Heart" torna a sorprenderci con una performance da pelle d'oca in quest'ultima clip.


Su sfondo nero, Maddie viene ripresa dalla vita in su mentre si scatena e dà il meglio di sé in quanto a capacità recitative. Ad un certo punto l'atmosfera si fa ancora più inquietante: le mosse diventano più rapide e compaiono delle mani con cui la giovane ballerina inizia a "lottare".




Registi del video sono Sia e Daniel Askill ed è chiaro che lo stile sia quello che conosciamo bene dove Maddie indossa l'iconica parrucca e il body color carne! Sia non ha sbagliato nemmeno stavolta!

domenica 5 aprile 2015

Carmen Consoli: "piccole magie" di una ex ragazza rock


Dopo aver vestito i panni di rockeuse aggressiva, capace di recuperare suoni e pensieri della sua terra più profonda, Carmen Consoli torna in tour trasformata in una sensibile narratrice dei nostri tempi e sabato arriva al Palalottomatica. Lo ha mostrato con grande evidenza la pubblicazione, dopo cinque anni di silenzio, di "L'abitudine di tornare", il suo album più recente che contiene dieci titoli in cui la cantautrice si è proposta in veste di "cronista" che intende raccontare l'Italia divisa tra potenti e vinti. Un intento subito chiaro se si getta anche un rapido sguardo ai temi affrontati dal disco che alternano l'attenzione verso la società attuale ad argomenti più intimi e introspettivi come nel caso di "Ottobre", che affronta il delicato tema di un amore fra due ragazze, però ambientato negli anni '50 o "Una piccola magia" dedicato alla sua recente maternità. Nel suo lavoro, la Consoli non perde di vista anche questioni non così spesso presenti nelle canzoni, come la crisi economica ("E forse un giorno") e quelli dei migranti ("La notte più lunga") e, ovviamente la mafia, tema più sensibile per una siciliana, in "Esercito silente". In scaletta, insieme ai brani tratti dal suo ultimo album, pezzi che non suonava da tempo in concerto e che ha voluto reintrodurre perché figli della sua anima più rock. È il caso di "Besame Giuda", "Per niente stanca", "Venere" e "Geisha". Ma un'artista dalle passioni così ricche e diverse come Carmen Consoli c'è da aspettarsi che facciano la loro apparizione anche quelle folk che infiammarono il suo viaggio nella Musica antica del nuovo millennio nel quale era accompagnata dai Lautari, gruppo catanese impegnato nel mondo del folk revival, insieme a Rita Botto e Alfio Antico, musicisti attivi da molti anni nel campo nella musica tradizionale siciliana. D'altra parte Carmen Consoli rimane una sorta di anomalia della scena canora italiana perché capace in due decenni di attività di passare dal mainstream pop, al Festival di Sanremo, alla collaborazione con Emma Dante fino alla passione per le grandi voci femminili. Un sentimento che la cantautrice ha dichiarato di voler rappresentare con forza anche nella sua avventura a Hit Parade il programma di RadioRai2 che condurrà per tre settimane e nel quale intende dare grande spazio alle voci di Aretha Franklin, Janis Joplin, Ella Fitzgerald. Divine artiste che ha sempre considerate il suo punto di riferimento, ben lontane da quei talent che Carmen Consoli ha mostrato più volte di non amare perche' luoghi del successo e dalla sensibilità effimera. Anche la formazione che l'accompagnerà si presenta particolarmente originale con una base ritmica al femminile, con Luciana Luccini al basso e Fiamma Cardani alla batteria. La formazione si completa con Roberto Procaccini alle tastiere e Massimo Roccaforte alla chitarra, Camilla Ferrari si occuperà del disegno luci.

mercoledì 1 aprile 2015

Torna Eros Ramazzotti: le sue 15 canzoni più belle

Più di trent'anni di carriera Ci siamo quasi. Eros Ramazzotti sta tornando. Lo ha annunciato sul suo profilo Facebook qualche giorno fa: Perfetto è il nuovo album dell'artista (uscirà per Universal Music il 12 maggio) e il primo singolo che anticiperà questo lavoro è Alla fine del mondo (in tutte le radio e stores digitali dal 27 marzo). Quella di Eros è una carriera che fin da subito si è appoggiata sul mercato estero, dove è ora giustamente conosciuto come uno dei più importanti cantanti italiani. Negli States è un'icona. E può vantare collaborazioni con artisti di grandissimo calibro. In questa classifica le quindici canzoni di Eros che hanno fatto la storia...

venerdì 27 marzo 2015

Karaoke 2015 su Italia 1: conduce Angelo Pintus da lunedì 30 Marzo. Anticipazioni casting e tappe

Debutterà lunedì 30 Marzo alle ore 20.00 su Italia 1 la nuova edizione del Karaoke 2015 condotta da Angelo Pintus. Le prime tappe dei casting sono già partite a Verona. Mediaset affida al comico triestino lanciato da Colorado la conduzione dello show cult degli anni Novanta. Sarà proprio Pintus, infatti, che avrà il compito di prendere le redini del programma che vent’anni fa lanciò sul piccolo schermo Rosario Fiorello, diventato poi uno dei più grandi showman italiani

sabato 21 marzo 2015

Musica: esce nuovo cd Francesco Cafiso

Da martedì 24 marzo sarà in vendita nei negozi di dischi "3", il nuovo lavoro discografico di Francesco Cafiso, il primo costituito interamente da sue composizioni originali. Già disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming, il progetto comprende 3 dischi: "Contemplation", "La Banda" e "20 Cents per note", in cui il sassofonista siciliano si presenta nelle nuove vesti di compositore, arrangiatore e concertatore, oltre che di musicista tra i più grandi al mondo.



mercoledì 18 marzo 2015

Zancle, il jazz al femmile fra musica etnica e pop

Questa sera a Palazzo Ferrero, un nuovo appuntamento con il Bjc. Serena Ferrara canta con Luca Dell’Anna (piano) e Ivo Barbieri (basso)



Al Biella Jazz Club (Palazzo Ferrero al Piazzo), oggi alle 21,30 prosegue il percorso dedicato alle voci femminili. Serena Ferrara presenta il progetto «Zancle», nato dall’incontro tra la cantante milanese, di origini siciliane, il pianista Luca Dell'Anna e il bassista Ivo Barbieri. La matrice jazzistica si ritrova nella scelta dei suoni, nell'interplay e nello spirito improvvisativo, ma sono presenti anche i colori della musica etnica e popolare, in una vibrante e poetica esperienza di «jazz mediterraneo»: Zancle è infatti l’antico nome greco della città di Messina e il progetto è dedicato al Sud del mondo.

lunedì 16 marzo 2015

Sergio Caputo inedito tra pop, jazz e... amore felice


"La storia di questo album è una storia di viaggi soprattutto, perché è stato scritto tra Roma, Parigi, Londra". Sergio Caputo racconta all'Adnkronos 'Pop, jazz & love', il suo nuovo album uscito in questi giorni, il primo interamente composto da brani inediti in 20 anni. "Io viaggio sempre con il mio laptop, equipaggiato, così quando mi vengono finalmente le idee le posso buttare subito giù - dice il musicista - dopo aver accumulato un po' di idee, ho deciso di farle diventare un album e mi sono messo a lavoro con questo concetto del pop e del jazz accanto, perché io sono quello che ha presso il pop e il jazz e li ha messi insieme creando uno stile che da molti viene definito caputiano. E love perché secondo me bisogna rivalutare l'amore felice piuttosto che quello da 'strappa capelli' o delle rotture che viene normalmente celebrato nelle canzoni". I brani di questo album sono stati "scritti nel giro di un anno ma poi, quando mi sono messo a lavorare, in un paio di mesi ho fatto tutto l'album", afferma Caputo. Tutti brani in inglese, tranne uno: "I testi sono usciti in inglese perché l'inglese è la mia seconda lingua e questo è uno dei motivi per cui la musica mi viene fuori più facilmente e spontaneamente in inglese che in italiano". Il cantante romano infatti ha vissuto oltre 10 anni negli Stati Uniti. "C'è da dire che questa volta non mi sono applicato a scrivere le canzoni in italiano perché mi sembravano a posto così, in inglese. Solo una è in italiano, 'A bazzicare il lungomare' che è rimasta in italiano perché è nata in italiano mentre ero di ritorno da un concerto in una città della costiera. Ero di notte in autostrada e mi è venuto fuori questo pezzo che ho scritto sul telefono". Caputo non è preoccupato dal fatto che la scelta di fare un album praticamente tutto in inglese possa destabilizzare il suo pubblico, "perché non sarei un'artista se mi creassi questo problema, anzi, molto spesso gli artisti tendono a destabilizzare il pubblico". E in ogni caso sul suo sito pubblicherà la traduzione in italiano. "C'è da dire che la lingua inglese è la lingua internazionale della musica, non è che ho fatto un album in indonesiano - aggiunge - L'italiano è parlato solo in Italia, non è come l'inglese o lo spagnolo che sono lingue parlate in tutto il mondo. E comunque ho pubblicato oltre 150 canzoni in italiano...". "Volevo parlare a un pubblico più vasto - aggiunge il musicista - Il luogo dove viene diffuso la musica oggi è il web che è istantaneo. Se io oggi pubblico una cosa qui, esce in contemporanea a New York e Tokyo. E quindi è bene che venga compresa da un maggior numero possibile di persone". Dopo aver celebrato (2013 - 2014) il trentennale del suo primo album 'Un sabato italiano' con il remake in chiave più jazz intitolato 'Un sabato italiano 30', Caputo ha dedicato 'Pop, jazz & love' ai suo due figli "che durante la preparazione dell'album alla fine sono diventati i miei assistenti visto che spesso erano a casa dal nido, dove si prendono tutte le possibili malattie. E poi vedevo la loro reazione alle canzoni: quando arrivavano di corsa, sapevo che quel pezzo era forte". In copertina c'è la moglie Cristina... Ma quanto c'è di autobiografico in questo 'love'? "Io scrivo sempre autobiograficamente, non sono capace di inventare i sentimenti. Forse i sentimenti si confessano ma non si inventano". Il primo brano dell'album, 'Everybody looks so beautiful in Paris', "è molto jazz", in 'Cristina' invece c'è molta bossa, latino - "che io considero jazz perché è nato dal jazz - sottolinea l'artista - Il latino usa delle ritmiche che non sono tipicamente jazzistiche ma lo sviluppo degli accordi è di tipo jazzistico - e reggaeton che ritroviamo anche nell'unico brano in italiano. Ma questo album è più pop o più jazz? "Il criterio su cui mi baso quando realizzo un album è che sia gradevole all'ascolto - afferma il musicista - Nel senso che deve poter essere ascoltato a basso volume e non disturbare. Ma se poi uno lo vuole pompare deve anche farti muovere. Faccio molta attenzione a questo aspetto... Cerco sempre di scrivere una musica che non sia invadente, che non interrompa le attività. La funzione della musica è quella di allietare, di rilassare non di nevrotizzare". Il 19 marzo Sergio Caputo si esibirà live all'Auditorium Parco della Musica di Roma: "E' la festa del papà. Chi ha un figlio che mi segue lo porti, chi invece ha un padre mio fan regalategli il concerto - scherza - Basta con cravatte, pantofole, sigari e pigiami come regali. Anche ai papà piace uscire....". Sarà possibile vederlo dal vivo anche a Milano, Salumeria della Musica il 19 marzo e a Firenze, Teatro Obihall il 15 maggio. "E' possibile che decida di fare una tappa anche in Veneto, a Padova o a Mestre, ma non c'è ancora nulla di certo", sottolinea il musicista.

venerdì 6 marzo 2015

Deborah Iurato: dal 7 al 9 marzo 2015 in download gratuito l’inedito “L’amore non è”

Da sabato 7 a lunedi 9 marzo 2015, esclusivamente sul sito di TgCom24, sarà possibile scaricare gratuitamente L’amore non è, un nuovo brano inedito di Deborah Iurato: un omaggio dell’artista, in occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale della donna. “E’ un mio regalo per tutti, un brano (ma non solo questo!), una parte di me. Lo dedico a tutte le donne che continuano a lottare con determinazione per avere riconosciuti i loro diritti e contro ogni forma di violenza. Buon 8 marzo…a tutte!” “L’amore non è” è il brano nel cassetto, conservato gelosamente come si fa con le cose rare. Una canzone, scritta da Lorenzo Vizzini, che racconta il lato malato di una relazione, quello che trasforma due innamorati in vittima e carnefice. Una storia che racconta di violenze, spesso fisiche, ma soprattutto psicologiche. Le donne, le loro conquiste sociali, politiche ed economiche, sia le discriminazioni e le violenze cui sono ancora oggetto: c’è tutto questo e molto altro ancora nel mondo di Deborah e, soprattutto, nel suo ultimo disco Libere (Sony Music). Un titolo emblematico che racchiude tutto il senso del nuovo progetto discografico, condiviso con il produttore Mario Lavezzi. Parallelamente Deborah è impegnata in studio con il suo “Libere Tour” – prodotto da Martino De Rubeis e distribuito da IMARTS: data “zero”, il 13 marzo a Laives – Bolzano (Teatro di S. Giacomo); il 15, a Milano (Teatro dal Verme) “special guest” Loredana Bertè, Giovanni Caccamo, Rocco Hunt; il 21, a Bari (Teatro Palazzo); il 22, a Roma (Auditorium Parco della Musica) “special guest” Fiorella Mannoia. In scaletta tutti i suoi più grandi successi da Anche se fuori è inverno, tra gli altri, alle hit contenute nel nuovo album: L’amore vero; Dimmi dov’è il cielo; Per te; Aurora; Giochi proibiti; Sono molto buona (feat. Rocco Hunt); Vorrei vorrei; Evidente; Domani mi avrai già dimenticato e Libere, “title track” del disco, nuovo singolo che arriverà in radio da metà marzo.


sabato 28 febbraio 2015

Musica, sul palco trent’anni dopo: la band suona la storia rock di Ravenna


Sabato 28 febbraio al Circolo Aurora Fabio Fiorini, Claudio Battaglione, Gigi Casadio e Laimer Molducci presentano Alta marea, un progetto rock-cantautorale che parla di sogni, rabbia, onestà e ricordi, riunendo intorno a sé le nuove tessere del mosaico musicale della città Trent’anni dopo, al centro del palco ci sono sempre loro. Accanto, la stessa città, cresciuta, ma con gli stessi lineamenti. I musicisti dello storico gruppo La Traccia di Ravenna si ritrovano, reduci da esperienze personali e musicali diverse, mantenendo il loro nome e l’esigenza di parlare alla società. Sabato 28 febbraio al Circolo Aurora di Ravenna Fabio Fiorini (voce e chitarra), Claudio Battaglione (chitarra), Gigi Casadio (basso) e Laimer Molducci (batteria) presentano Alta marea, un progetto rock-cantautorale che parla di sogni, rabbia, onestà e ricordi, riunendo intorno a sé le nuove tessere del mosaico musicale della città, come i Kisses from Mars, i Doormen, gli Actionmen, Nicola Peruch, per una serata di scambi e confronti tra la vecchia e la nuova scuola ravennate. “Alta marea è un lavoro onesto, perché ci sono parole che sgorgano dal cuore”, spiega il cantante, Fabio Fiorini. La storia de “La Traccia” è ripartita nel 2014, con le contaminazioni degli anni ’70 e ’80, “come se avesse 19 anni e un giorno”. A Ravenna i musicisti crescono nei dedali del centro storico come dentro un vaso di marmellata: l’ambiente musicale, un misto di produzione propria e cover, è storicamente tagliato fuori da molte rotte importanti come la via Emilia. I “vecchi” ragazzi classe 1961 de La Traccia sono cresciuti nella Ravenna più antica, la zona dantesca, piazza san Francesco, dove gli strascichi dei movimenti hippie diedero il via all’escalation dell’uso di droghe. “Ci siamo accorti che le nostre cose – prosegue Fiorini – avevano e hanno ancora un respiro, la possibilità di essere raccontate, di denunciare. Alta marea parla, con parole dirette e crude, degli anni dell’uso di droghe e di chi vive ai margini, di esperienze vissute. Era un lavoro fatto di getto, a 19 anni: la musica è contaminata e ispirata dalle composizioni di Finardi, Pfm, Area, dalla voglia di dire qualcosa con un rinnovato entusiasmo, e il risultato commuove chi aveva abbandonato i testi in un cassetto È stato il chitarrista, Claudio Battaglione, a proporre di soffiare via la polvere dalle note, tirando fuori dalla soffitta gli strumenti per rimettersi a suonare e a studiare insieme. “La nostra necessità è di tornare a proporre la cultura e la cosiddetta musica d’impegno anche nelle sale più piccole. A Ravenna avevamo una rassegna jazz di qualità eccelsa, una qualità che oggi è assicurata solo dal maestro Muti. Abbiamo la pretesa di far ascoltare queste otto nuove canzoni e occupare il nostro spazio, come facevamo una volta, per esempio nei comizi di quartiere, con una prolunga di fortuna prestata per farci suonare agli angoli delle strade”. Se lo spirito rianimato de “La Traccia” è quello degli anni ’80, ad essere cambiate sono le richieste del pubblico. “Ascoltando nuovi gruppi, ci siamo accorti che esiste l’esigenza di dire qualcosa riguardo al sociale, di parlare di sé e della condizione di una persona precaria, che lotta per il cambiamento con la sua rabbia e i suoi sogni – conclude Fiorini –. Forse le persone e i giovani vanno avvicinati con tematiche vere, che mettano nuovamente al centro l’attenzione per noi stessi e per la società, canzoni che raccontino il passato e diano la voglia di cambiare il futuro, ma non in modo qualunquistico. Questa è una cosa che oggi sento fare solo a Fabi, Gazzè, Silvestri, Capossela, i Marta sui Tubi e pochi altri. Certo, il pubblico sarà più difficile di trent’anni fa, ma noi siamo pronti a ripartire”.

mercoledì 25 febbraio 2015

Irene Grandi al Festival di Sanremo 2015

Irene Grandi al Festival di Sanremo 2015Irene Grandi parteciperà al Festival di Sanremo 2015: nata a Firenze il 6 dicembre 1969, appare in tv per la prima volta nel novembre 1993 alla trasmissione Roxy Bar. Nel 1995 raggiunge il successo con l'album In vacanza da una vita. Cantando diversi generi musicali, ha partecipato cinque volte al Festival di Sanremo, arrivando per due volte nelle prime tre posizioni. Ha partecipato ad undici edizioni del Festivalbar, arrivando prima per due volte e vincendo il Premio Radio. Nel 2004 ha condotto l'edizione della kermesse canora. Nel 2009 ha vinto un Wind Music Award e nel 2011 un Sanremo Hit Award. Cantando in altre lingue oltre che in italiano, ha riscosso successo anche all'estero. Si è esibita con i grandi della musica italiana, entrando a far del cast del Pavarotti and Friends e duettando con lo stesso Pavarotti

Amara - Credo


IL TESTO
Credo nei sogni li accarezzo con le mani
credo nel sole che mi scaldi anche domani
credo nei santi a quelle mie parole al vento
credo all’infinito amore che poi nasce in un momento
magari proprio quando ormai non ci credevi più
che non pensavi neanche che potessi essere tu
e credo nei bambini nelle loro madri
alla bellezza dei colori incorniciata dentro ai quadri
a quelle discussioni che si fanno dentro ai bar
ad ogni strada presa che non so mai dove va.

E amore credo a quello che mi hai dato sempre
mi ritrovo nei tuoi occhi ma mi perdo tra la gente
amore non posso guardarti negli occhi e chiamarti per nome
non posso che stare in silenzio se parla l’amore
è pioggia di luce battente che illumina il cuore
non posso guardarti negli occhi.

Credo alla storia che non ci hanno raccontato
agli occhi lucidi se sono emozionata
credo alle avversità del tempo che ci rende grandi
alla nostra vicinanza quando siamo più distanti
alle ali forti della mia testarda libertà
al buio della notte quando accende la città
al mio passato che è passato e non l’ho persa
e anche se oggi son diversa orgogliosamente questa
credo nelle preghiere anche se ognuno a modo suo
perché ogni luce è buona per accendere quel buio.

E amore credo a quello che non so scordare
amore resta amore, amore non te lo dimenticare
e amore non posso guardarti negli occhi e chiamarti per nome
non posso che stare in silenzio se parla l’amore
è pioggia di luce battente che illumina il cuore
non posso che stare in silenzio.

Credo nelle preghiere anche se ognuno a modo suo
perché ogni luce è buona per accendere quel buio
e amore credo a quello che non so scordare
amore resta amore, amore non te lo dimenticare.

martedì 24 febbraio 2015

Negrita, uscirà il 24 marzo il nuovo album di inediti '9

Negrita pronti per tornare sulla scena con un nuovo progetto discografico dopo 'Dannato Vivere' (Disco di Platino) e il progetto acustico 'Déjà Vu'. Prodotto da Fabrizio Barbacci, il nuovo album di inediti si intitola '9' e uscirà il prossimo 24 marzo per Universal Music Italia. Registrato al 'Grouse Lodge' (Rosemount, Irlanda) e masterizzato da Ted Jensen allo 'Sterling Sound' (New York, Usa), '9' contiene 13 brani che recuperano le radici più rock della band: Il gioco; Poser; Mondo politico; Que será, será; Se sei l'amore; 1989; Ritmo umano (Feat. Ted Neeley); Il nostro tempo è adesso; Baby I'm in love; Niente è per caso; L'eutanasia del fine settimana; Vola via con me; Non è colpa tua (feat. Shel Shapiro). “I nostri dischi precedenti nascono all'insegna di viaggi importanti. Questi viaggi ci hanno sempre portato in Paesi e territori alternativi rispetto alla scena rock: Brasile, Argentina, Spagna. Qui al Grouse Lodge, in Irlanda, si respira l'aria e l'atmosfera che permeava i dischi che abbiamo ascoltato nell'adolescenza. Qui siamo effettivamente nel cuore del Rock", afferma Drigo. Il disco '9' è anticipato dal singolo 'Il Gioco', in radio e in tutti gli store digitali a partire da venerdì 27 febbraio. Oltre al nuovo album, i Negrita stanno per tornare con un nuovo tour che partirà da Firenze il 10 aprile e toccherà i più importanti palasport italiani.

Jovanotti presenta il suo nuovo album 'Lorenzo 2015

L'artista pubblica il nuovo album di inediti, anticipato nelle scorse settimane dal singolo 'Sabato'. Il nuovo progetto di 'Jova' si compone di 30 brani inediti, divisi in due cd e registrati tra Milano, Cortona, Parigi, New York e Los Angeles. La tracklist del primo cd contiene i brani: 1. L’alba, 2. Sabato, 3. Tutto acceso, 4. Musica feat. Manu Dibango, 5. Le storie vere, 6. Ragazza magica, 7. L'estate addosso, 8. Gli immortali, 9. Pieno di vita, 10. Il mondo è tuo (stasera), 11. E' la scienza, bellezza!, 12. L’astronauta, 13. Libera, 14. Il cielo immenso, 15. Caravan story, 16. Con uno sguardo, 17. Perché tu ci sei, 18. Insieme. Il secondo cd si compone invece di: 1. Melagioco feat. Antibalas, 2. Il vento degli innamorati, 3. Un bene dell’anima, 4. Si alza il vento feat. Bombino, 5. Una scintilla, 6. E non hai visto ancora niente, 7. La Bohème, 8. All the people feat. Sinkane, 9. Fondamentale, 10. Il riparo, 11. Gravity, 12. 7 miliardi.

Madonna festeggia l'8 marzo con Fabio Fazio e il suo 'Rebel heart'


Domenica 8 marzo, proprio in occasione della giornata internazionale della donna, Fabio Fazio avrà come ospite a 'Che tempo che fa', in onda alle 20,10 su Rai3, la pop star Madonna. Lo ha annunciato lo stesso Fazio su Twitter: @fabfazio "We're waiting for you @Madonna with your #RebelHeart! I can't wait to see you!" Madonna manca dalla televisione italiana da 15 anni, l'ultima partecipazione risale al 2000 nel programma 'Carramba che fortuna', e l'8 marzo a 'Che tempo che fa' presenterà in anteprima tv in Italia il suo nuovo album 'Rebel heart', che sarà disponibile in tutto il mondo dal giorno successivo, il 9 marzo, in digitale e dal 10 marzo nei negozi tradizionali. L'album, il 13esimo della carriera di Madonna, contiene collaborazioni che vanno da Nicki Minaj, Kanye West, Nas, Chance the Rapper fino ad arrivare a Mike Tyson ed è stato registrato tra New York, Los Angeles e Londra. Tra i produttori, oltre la stessa Madonna, figurano Diplo, Kanye West, Billboard, Avicii, DJ Dahi e Blood Diamonds, Ryan Tedder, Toby Gad, e Ariel Rechtshald. 'Rebel heart' sarà disponibile in Italia in versione standard, deluxe, limitata super deluxe e in vinile, quest’ultima nei negozi dal 31 marzo.

giovedì 19 febbraio 2015

Lady Gaga vs Katy Perry nel pop è guerra di regine


L’una è una mutante dark, l’altra un fumetto pastello si incontrano domenica a MtvVideo Music Awards



Chissà se anche i guai vengono considerati propedeutici ai fini della promozione. In tal caso, per l’album Art Pop la cui uscita è prevista per l’11 novembre prossimo, Lady Gaga può già contare su carte di una qualche importanza: il primo guaio è infatti una cifra implacabile che (purtroppo per lei) non la riguarda, e sono i 450 mila download di Roar, il singolo di Katy Perry uscito contemporaneamente al suo Applause, di cui sono state scaricate invece, nello stesso periodo, più o meno un terzo delle copie. Una débacle, per ora, che la complessa artista italoamericana - giudicata da metà del mondo che si occupa di questi fenomeni un genio, e dall’altra metà niente più che un fenomeno mediatico - aveva forse inconsciamente già cercato di prevenire, alle prime critiche del singolo, intitolando un piccolo video: «Lady Gaga is over» e facendo scorrere concetti scaramantici come «Non ballate», «Non comprate», «Non applaudite» che oggi corrono il rischio di esser presi sul serio. Detto fra noi, Applause non colpisce, non morde, è noiosina e rimanda a certe melodie dell’ultimo album di Madonna, e già questo è un peccatuccio ricorrente, su cui la Material Madam ha costruito un bel pezzo nell’ultimo show in tour. Ma sempre detto fra noi, non è che nemmeno Roar di Katy Perry sia un capolavoro che i posteri ci invidieranno. E’ una canzoncina fresca, acqua e detersivo forse non biodegradabile, già sentita mille volte chissà dove, accompagnata da un video dove la ragazza fumettosa è anche impegnata nello strappo della carta igienica in bagno mentre non abbandona il cellulare per tentare di comunicare con il suo bello. Un mondo, il suo, tutto diverso da quello compulsivo, oscuro e astratto della mutante Lady Gaga, una che indubbiamente fino a questo punto della sua breve ed eclatante carriera ha lasciato un segno forte nel campo dei simbolismi e dei travestimenti e dell’impegno sociale verso nobili cause, forse ben più che nei tormenti musicali che ha riversato (peraltro con grandissimo successo) sul mercato. Di tali peripezie così rappresentative degli umori del pop più amato dalle masse occidentali negli ultimi anni, si avrà tra l’altro una rappresentazione diretta domenica prossima a New York, agli MTV Video Music Awards in onda anche alle tre della notte italiana dal Barclays Center di Brooklyn, quando sia Lady Gaga Germanotta che Katy Perry saranno ospiti della kermesse, una ad aprire e l’altra a chiudere, e quello che si preannuncia come una sorta di duello finirà per surclassare magari le nomination di Timberlake o la presenza degli One Direction o di Taylor Swift. Sempre alle prese con i suoi guai, scaramanticamente o no, Gaga sta intanto affrontando su Twitter l’ex amico Perez Hilton, il pettegolo del web al quale già era legata da grande amicizia ora trasformata in uno scontro degno del nostro Montecitorio. Lei gli ha dato dello stalker dopo che lui, non contento di aver gioito per il successo di Roar, ha cercato di affittare un appartamento nel suo palazzo: «Mi vuoi tormentare», gli ha scritto Gaga mentre i fans si scatenavano in sua difesa. Vabbè. Arriverà forse a consolarla in questi giorni un libro del vecchio amico DJ Paints, che in Rivington WAS Our ripercorre la storia della scena dalla quale è nata alla gloria nel 2006, quando ancora si cuciva i vestiti, Stefani Germanotta (esce nei dintorni di Art Pop per trarne luce, ma ancora non si sa chi illuminerà chi).